mercoledì 8 aprile 2009

Riflessioni sulla Settimana Santa dell'Archimandrita Marco 3



Grande e Santo Giovedì: Il dono più grande: l'Eucarestia e il più grande rifiuto: il tradimento di Giuda.


I divini Padri, che hanno disposto bene ogni cosa,avendo ricevuto questa tradizione dai divini apostoli e santi evangeli, ci hanno tramandato di celebrare in questo giorno quattro misteri: il sacro lavacro (lavanda dei piedi),la mistica cena (cioé la consegna dei tremendi Misteri dati a noi), la preghiera misteriosa di Gesù nell'orto e il tradimento.La liturgia dunque pone oggi alla nostra considerazione quattro temi che troveremo ben sviluppati lungo tutta l'ufficiatura di questa sera e di domani.Il nuovo tropario che sostituisce quello dello sposo é: Ote i endoxi mathité (Quando i gloriosi discepoli) che dà il tono alla celebrazione. Si tratta di un testo molto bello e teologicamente assai ricco. Inizia col fare la mistagogia della lavanda dei piedi. L'autore accosta il niptir, cioè la bacinella dell'acqua, con la illuminazione. Nella tradizione orientale il battesimo viene definito illuminazione e nel linguaggio mistagogico illuminare equivale a conferire l'iniziazione cristiana a qualcuno cioè dare i tre sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia. Dobbiamo allora intendere che il Signore Gesù in quella notte santissima ha battezzato i suoi discepoli prima di renderli partecipi del suo corpo e del suo sangue: dice infatti a Pietro "se non ti lavo non puoi aver parte con me" (Gv 13,8).E' una interpretazione che si basa sulla dottrina dei santi Padri e soprattutto dall'andamento liturgico del vangelo di Giovanni.E' a questo punto che la scena cambia perché il modo di vedere dei personaggi è cambiato. Mentre i discepoli sono illuminati dalla luce battesimale, dalla grazia eucaristica e dall'esempio dell'umiliazione del Signore, Giuda che ha ricevuto gli stessi doni, precipita nella notte del peccato, del tradimento e infine della disperazione. "Uscito fuori,- annota Giovanni - era notte".Giuda non riconosce, anzi si rifiuta di riconoscere il Messia in quel Gesù. Sa bene chi è Gesù, ma la sua superbia intellettuale si ribella dinnanzi al messianismo umile proposto dal Cristo. Giuda non vende Gesù per amore dei soldi, ma c'era un altro amore che lo spingeva ad operare, era l'amore delle sue opinioni, era l'amore per i suoi piani. Gesù doveva piegarsi ai suoi piani, e l'unico modo per poter spingere il Signore a manifestarsi come il messia potente e vindice, era quello di consegnarlo nelle mani dei capi. Solo così Gesù sarebbe apparso per quello che in realtà era: il liberatore terreno di Israele. Attenzione: Giuda non è uno stupido o uno sprovveduto qualsiasi, egli è l'immagine di chi vuol strumentalizzare l'altro per i suoi piani. Gesù non cade in questa, che fu una tentazione all'inizio della vita pubblica. Satana infatti gli propose di buttarsi dal pinnacolo del tempio affinché tutti potessero vedere la potenza di Dio che l'avrebbe soccorso. Non essendo riuscito, si ritira per ritornare all'ora stabilita. Oggi Giuda gli ripropone la stessa tentazione: lo dà nelle mani dei pagani perché finalmente si sveli al mondo e Giuda abbia di che vantarsi: era stato lui che aveva costretto il Kirios a venire alla luce!Quando Gesù non interviene e si lascia catturare, Giuda capisce che ha perduto la guerra contro il suo intellettualismo, contro sé stesso. E' coerente fino in fondo nella sua superbia, si rifiuta di chiedere perdono, come Pietro, e preferisce impiccarsi. Che tristezza: non ha saputo riconoscere il mistero di Gesù. Di fronte all'innocente, lui la cui vita è stata sprecata dietro l'ambizione e il denaro, non può umiliarsi nel chiedere perdono. Non può accettare di piangere. Era conseguenziale: ormai da tempo, lui uno dei dodici, non seguiva più il Signore, era rimasto nelle tenebre. Lo canteremo tante volte domani sera: Giuda non comprese, Giuda non volle comprendere!"Beato, invece, chi ha intelligenza del povero" dice il salmo 40 secondo la versione dei Settanta, che sarà cantato come prokimeno domani ai vespri. Chi è questo Povero, anzi questo Ricco che per noi diviene povero come dice S. Paolo nella 2a ai Cor 8,9 ? Beato che comprende il mistero della sua povertà e non se ne scandalizza. Il mistero della sua povertà nella sua nascita, nella sua vita a Nazareth, nella sua vita di predicatore, nella santa cena in cui si dà a noi con poveri elementi: pane e vino. Il mistero della sua povertà sulla croce e nel suo sepolcro. Solo chi comprende questa povertà di Gesù, potrà gustare la ricchezza del Regno, come canteremo domenica prossima. Solo chi capisce questa povertà di Gesù, che la Chiesa in questi santi giorni pone dinnanzi alla ricchezza della nostra superbia, potrà saziarsi di essere suo seguace. Solo chi comprende la povertà dello Sposo che viene nella notte delle nostre povertà, potrà gloriarsi della croce di Cristo. Solo chi comprende il mistero di questa povertà di Gesù potrà desiderare di essere povero come lui. Solo chi comprende il mistero di questa povertà potrà desiderare di soffrire con lui. O mistero della povertà del Signore, tu sei l'ingresso verso la salvezza! O mistero della povertà del nostro Dio, tu ci apri la porta verso tutti i tesori!Nella tua ineffabile misericordia, o Cristo Dio nostro, davanti a cui dovremmo solo tacere e adorare, abbi pietà di noi e salvaci. Amen

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