martedì 7 aprile 2009

Riflessioni sulla Settimana Santa dell'Archimandrita Marco 3



Grande e Santo Mercoledì: La Chiesa "Casta Meretrice

"Oggi i divinissimi Padri, stabilirono che si facesse memoria della donna peccatrice che unse il Signore con il mìron, perché‚ questo avvenne poco prima della passione salvifica".Così si esprime la memoria del giorno letta dopo il ricordo del santo del giorno.La nostra liturgia fa memoria dell'unzione di Betania perché‚ vede, in quella unzione, prefigurata l'unzione che il Signore riceverà il giorno della sua sepoltura.In effetti l'unzione di Betania fu una unzione. Lungo il suo ministero terreno, Gesù ha accettato altre unzioni con profumi. Era un'usanza ebraica, di cortesia, ungere l'ospite.I nostri testi liturgici attingono a tutti e quattro i Vangeli senza toccare il problema dell'identità della donna o delle donne che unsero il Signore. Criticamente possiamo dire che un'unzione fu fatta, come narra Giovanni, da Maria, sorella di Lazzaro e di Marta che nei Vangeli di Matteo (che sarà letto domani) e di Marco é rimasta anonima. Mentre un'altra unzione fu fatta da una prostituta nella casa di Simone il lebbroso come ci narra Luca al cap.7,36-50.La liturgia assume in blocco tutti e quattro i racconti considerando un solo mistero: quello della donna caduta in una moltitudine di peccati che ritrova in Cristo la dignità che aveva perduta. La ritrova con le sue lacrime e il suo pentimento. Si tratta di un mistero che deve essere annunziato fino alla fine del mondo.Ancora una volta si é cantato il troparion: Ecco lo sposo giunge nel cuore della notte. Si Cristo giunge nella notte del peccato della donna prostituta: "ohimé -canta Cassianì nel suo poema- per me é notte, tenebra peccaminosa senza luce di luna...". E' proprio in questa disperazione della donna, che rappresenta tutta l'umanità peccatrice e ogni singolo fedele "infedele" all'amore di Cristo, che lui, Gesù sposo, viene e salva, viene e riveste dell'abito nuziale, come abbiamo cantato nell'exapostilarion, la sposa infedele ed adultera che si é prostituita in ogni angolo delle strade, come dicono chiaramente i profeti nei loro rimproveri contro il popolo di Israele.Gesù non disprezza nessuno, egli accoglie perché‚ ama, e amando ridona la speranza a coloro che a lui si accostano. E il suo amore é più forte del peccato e dell'infedeltà della sposa; il suo amore infine ricrea nella sposa addirittura l'innocenza e la fedeltà.Lo Sposo é venuto a lavare la Sposa nel suo sangue, a ridarle giovinezza e bellezza a colei che era abbruttita dai peccati, a colei che, come cantano i testi poetici, emanava cattivo odore, puzzava di peccato:" La meretrice si avvicinò a te, misericordioso, versando sui tuoi piedi unguento con le lacrime e, al tuo comando, viene liberata dal cattivo odore dei suoi peccati".Cristo, ricordiamolo l'Unto del Padre, é il Miron del Cantico, é lui che ci profuma col suo profumo, sicché‚ noi unti di spirito santo dobbiamo essere nel mondo il buon profumo di Cristo, come afferma s. Paolo."Beate le mani, i capelli e le labbra della prostituta diventata casta" afferma s. Andrea di Creta nel Canone dell'apodhipnon. Beata perché‚ ha toccato l'agnello di Dio che le ha tolto in vista del sangue e dell'acqua del suo costato ferito i suoi peccati.La donna meretrice - dicono i testi nostri - ( nell'Ikos), improvvisamente appare casta (ex‚fnis sòfronò fthi). Usando queste tre parole il compositore del testo ha voluto esprimere la subitanea e radicale trasformazione della donna che, a lui poeta, sembra una apparizione: una creatura nuova di bellezza incontaminata.Ma se da una parte abbiamo una creatura che ritrova il senso della vita, dall'altra se ne intravede un'altra che perde il senso della sua esistenza. Da una parte una creatura che viene liberata dalla notte perché‚ finalmente, dopo tante delusioni e false strade, trova la luce, dall'altra una creatura che ha vissuto con la luce senza averne saputo apprezzare il significato e la bellezza. Una si incammina verso il giorno, l'altro sprofonda nelle tenebre: Giuda."O sventurato Giuda! Vedeva la peccatrice baciare i piedi del Signore, e meditava con inganno il bacio del tradimento. Essa scioglieva le sue trecce, questi si legava con la sua passione, offrendo, invece dell'unguento profumato, la sua maleodorante malvagità. L'invidia non sa scegliere ciò che veramente giova. O triste sventura di Giuda, libera le nostre anime, o Dio, da una simile sorte".Ma di Giuda, a Dio piacendo parleremo domani con più calma. Per ora completiamo il discorso sulla peccatrice. Cerchiamo di immaginare la scena. Una sala di banchetto di una certa raffinatezza, uomini sdraiati su comodi sedili che mangiano e ascoltano il Signore con un po’ di quell'aria che sa di faceto e di perbenismo.Entra una donna, non guarda in faccia nessuno, lei é abituata al disprezzo, lei la donna di tutti!Entra nella sala, forse avrà cercato cogli occhi l'Uomo, l' oggetto del suo amore, (e negli eni abbiamo cantato: ama colei che ora ti ama), si rannicchia ai suoi piedi, non le importa più di nessuno, lei ha trovato colui che cercava, e inizia a piangere e colle lacrime lava quei piedi, glieli asciuga coi suoi lunghi capelli, glieli bacia e li unge di profumo, buono, prezioso. Quei piedi immacolati di cui Eva nel Paradiso a sera percepì il suono dei passi e, per timore, si nascose. No, lei, la prostituta non si nasconde più, deve proclamare con la sua gestualità silenziosa le grandi opere che Dio in lei ha compiuto:"Si compie la liberazione della donna convertita, in virtù del suo profluvio di lacrime e della misericordia del Salvatore. Purificata, nel pianto, per mezzo della confessione, non si vergogna ed esclama: 'Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, ed esaltatelo nei secoli!".Gesù ha saputo far rinascere l'amore in questa donna di strada perché‚ non le ha chiesto qualcosa come hanno fatto gli altri. Ma Gesù le ha dato qualcosa: il perdono gratuito che é amore, comprensione, misericordia.Questo è lo Sposo della Chiesa, che la nostra liturgia bizantina, in questi tre giorni ci ha fatto contemplare e meditare. Bisogna che questa meditazione si trasformi in vita vissuta. Bisogna fare esperienza di Dio, di questo nostro Dio che ha fame della nostra santificazione, del nostro Dio che ci colma le lampade di ogni virtù, del nostro Dio, infine, che ci perdona perché‚ il suo amore é eterno e non vuole la morte eterna di nessuno, ma che ci convertiamo e viviamo trasformati, come la peccatrice che subito, avendo intuito la divinità del Cristo capisce che non c'è altro nome che può salvarla, né altro medico che può guarirla, poiché‚ dalle sue piaghe, lei allora come noi oggi, tutti siamo stati guariti, a Lui la gloria e l'onore nei secoli dei secoli. Amen.


Per video degli inni della grande Settimana in musica bizantina, potete consultare il Blog di Atenagora: www.musicabizantina.blogspot.com

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