sabato 22 settembre 2012

23 SETTEMBRE 2012 –
I Domenica di S. Luca – Concezione del venerabile e glorioso profeta, precursore e battista Giovanni




Ex ìpsus katìlthes o Efsplachnos, tafìn katedhèxo triìmeron, ìna imàs elefthèrosis ton pathòn: I zoì ke i Anàstasis imòn, Kìrie, dhòxa si.



Sei disceso dall’alto, o pietoso, hai accettato la sepoltura di tre giorni, per liberare noi dalle passioni: vita e ri­surrezione nostra, Signore, gloria a te.

I pròin u tìktusa, stìra, effrànthiti; idhù gar sinèlaves Ilìu lìchnon safòs, fotìzin ton mèllonda pàsan tin ikumènin àvlepsìa nosùsan; chòreve, Zacharìa, ekvoòn parrisìa; Profìtis tu Ipsìstu estìn, o mèllon tìktesthe.



Rallégrati, sterile, che prima non partorivi: poiché ecco, hai concepito colui che è veramente la lucerna del sole, quella che dovrà illuminare la terra, colpita da cecità; danza, Zaccaria, acclamando con franchezza: È il profeta dell’Altissimo, colui che sta per nascere.



EPISTOLA del Santo festeggiato

Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in Lui la sua speranza.

Ascolta, o Dio, la mia voce, ora che ti prego.

Lettura dalla Lettera di S. Paolo Apostolo ai Galati (4,22-27)

Fratelli, Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello della schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar – il Sinai è un monte dell’Arabia –; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: Rallégrati, sterile, che non partorisci, grida nell’allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell’abbandonata, più di quelli della donna che ha marito.

Il giusto fiorirà come palma, e crescerà come cedro del Libano.

Piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio.

VANGELO (Lc. 5,1-11) della Prima Domenica di S. Luca

In quel tempo, mentre Gesù, in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.



Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. A veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguiro

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