mercoledì 7 novembre 2012

8 NOVEMBRE

Sinassi dei condottieri supremi Michele e Gabriele, e delle altre potenze incorporee.

VESPRO

Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia di san Michele.

Tono 4. Come generoso fra i martiri.

Tu che ti tieni fulgidissimo * presso la Deità trisolare, * o Michele, primo condottiero, * insieme alle superne schiere acclami gioioso: * Santo tu sei, o Padre, * Santo, tu che gli sei coeterno, * Verbo santo, * e tu santo Spirito: * unica gloria, unico regno, * unica natura, * unica divinità e potenza.

Di fuoco è il tuo aspetto, * meravigliosa la tua bellezza, * o Michele, primo degli angeli: * con la tua immateriale natura * attraversi i confini della terra * per compiere i comandi del Creatore dell’universo, * e sei noto per la potenza della tua forza˚, * tu che rendi fonte di guarigioni il tuo tempio, * che si onora del tuo santo nome.

Tu che, come sta scritto, * rendi quale vento i tuoi angeli, * e i tuoi ministri quali fiamme di fuoco˚, * hai costituito primo, * fra le schiere dei tuoi arcangeli, * Michele, il condottiero supremo, o Signore, * che ubbidisce ai tuoi cenni, o Verbo, * e con timore eleva alla tua gloria * l’inno trisagio.

L’Intelletto che è prima dei secoli * ti ha posto, Gabriele, * come luce seconda, * che per divine partecipazioni * illumina la terra intera * e rivela a noi il mistero veramente grande e divino * che è dall’eternità˚: * l’incorporeo che assume un corpo in grembo verginale, * e si fa uomo per salvare l’uomo.

Stando presso il trono * della Deità trisolare, * copiosamente illuminato dai divini fulgori * da essa incessantemente emessi, * libera dalla caligine delle passioni * e rischiara con l’illuminazione, * coloro che sulla terra * con gioia si uniscono in coro e ti celebrano, * o Gabriele condottiero supremo, * intercessore per le anime nostre.

Spezza l’arroganza dei figli di Agar, * che continuamente assale il tuo gregge; * recidi gli scismi dalla Chiesa; * placa la tempesta delle innumerevoli tentazioni; * libera da pericoli e sventure * quelli che ti onorano con amore * e accorrono sotto la tua protezione, * Gabriele, condottiero supremo, * intercessore per le anime nostre.

Gloria. Di Michele. Tono pl. 2. Di Byzantios.

Rallegratevi con noi, * voi tutte, angeliche falangi, * perché il nostro protettore e vostro capo, * il grande condottiero supremo, * santifica questo giorno, * prodigiosamente mostrandosi nel suo augusto santuario. * Noi dunque, celebrandolo come dobbiamo, * gridiamo: * Proteggici al riparo delle tue ali, * sommo arcangelo Mi¬chele.

Ora e sempre. Theotokíon, stessa melodia.

Rallegratevi con noi, * voi tutti cori delle vergini: * poiché la nostra avvocata e mediatrice, * la nostra protezione e il nostro grande rifugio, * santifica questo giorno, * mostrandosi prodigiosamente nel suo augusto santuario. * Celebrandola dunque come dobbiamo, gridiamo: * Proteggici al riparo delle tue ali, * immacolata Madre-di-Dio Sovrana.

Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.

Lettura del libro di Gesú di Nave (5,13-15).

Mentre Gesú era a Gerico, avvenne che, alzati gli occhi, vide un uomo che stava davanti a lui con in mano la spada sguainata. Gesú si accostò e gli chiese: Sei per noi o per gli avversari? Ed egli rispose: Io sono il condottiero supremo dell’esercito del Signore e giungo proprio ora. Gesú cadde col volto a terra e gli disse: Signore, che cosa comandi al tuo servo? E il condottiero supremo del Signore disse a Gesú: Sciogli i calzari dai tuoi piedi, perché il luogo su cui stai è santo. Gesú cosí fece.

Lettura del libro dei Giudici (6,8.11-24).

In quei giorni Madian acquistò forza contro i figli d’Israele, e questi gridarono a Dio. Ed ecco, l’angelo del Signore venne e si sedette sotto la quercia che è a Efrata e che apparteneva a Ioas; suo figlio Gedeone batteva il grano nel tino, e si affrettava per sfuggire ai madianiti. E l’angelo del Signore gli apparve e gli disse: Il Signore sia con te, o potente nella tua forza. Gli rispose Gedeone: Ti prego, mio signore, se il Signore è con noi, perché ci hanno colto tutti questi mali? E dove sono i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Forse che il Signore non ci ha fatti salire dall’Egitto? Ma ora ci ha respinti e ci ha consegnati nelle mani di Madian.

L’angelo del Signore lo fissò e gli disse: Va’ con questa tua forza e salverai Israele dalla mano di Madian: ecco, io ti ho mandato. Gli rispose Gedeone: Ti prego, signore, in che modo salverò Israele? Ecco, la mia tribú è la piú misera di Manasse, e io sono il piú piccolo nella casa di mio padre. E l’angelo del Signore a lui: Il Signore sarà con te e tu batterai Madian come un sol uomo.

Gedeone gli disse: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi e tu farai per me oggi tutto ciò di cui mi hai parlato, non allontanarti di qui sinché io venga da te, porti il mio sacrificio e lo offra davanti a te. Rispose: Sí, resterò qui sinché tu torni. Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e un’efa di farina di pani azzimi; mise la carne nel cesto e il brodo nella pentola, li portò a lui sotto la quercia e li accostò. L’angelo del Signore gli disse: Prendi la carne e i pani azzimi e mettili su quella pietra e versa lí accanto il brodo. E cosí fece. L’an¬gelo del Signore tese l’estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e gli azzimi, e si accese dalla pietra un fuoco che divorò la carne e gli azzimi: e l’angelo del Signore si sottrasse ai suoi occhi.

Gedeone vide che era l’angelo del Signore, e disse Gedeone: Ahimè, Signore, Signore! Ho visto l’angelo del Signore faccia a faccia. Ma il Signore gli disse: Pace a te, non temere, non morirai. E Gedeone edificò là un altare al Signore e lo chiamò ‘Pace del Signore’, fino al giorno d’oggi.

Lettura della profezia di Daniele (10,1-21)

Nell’anno terzo di Ciro re di Persia fu rivelata una parola a Daniele, soprannominato Baltazzàr: e vera è la parola, e grande la forza, e gli fu data intelligenza nella visione. In quei giorni io, Daniele, feci un lutto di tre settimane di giorni. Non mangiai pane piacevole, carne e vino non entrarono nella mia bocca, né mi unsi con olio fino al compimento di tre settimane di giorni.

Il giorno ventiquattro del primo mese, nell’anno terzo, io mi trovavo vicino al grande fiume, il Tigri. Levai gli occhi e vidi, ed ecco un uomo vestito di lino e i suoi fianchi erano cinti di oro di Ofaz; il suo corpo era come Tharsis, e il suo volto come aspetto di folgore, i suoi occhi come fiaccole di fuoco, le braccia e le gambe avevano l’aspetto di bronzo lucente, e il suono delle sue parole, come il clamore di una moltitudine. Soltanto io, Daniele, vidi la visione, gli uomini che erano con me non la videro, perché erano stati presi da grande sbigottimento ed erano fuggiti per il timore.

Ed io fui lasciato solo e vidi questa grande visione e non rimase in me forza, la mia gloria fu mutata in corruzione e io non ebbi piú forza. E udii la voce delle sue parole, e nell’udire la voce delle sue parole, stavo compunto col volto a terra. Ed ecco una mano mi toccò e mi fece sollevare sulle ginocchia e sulle palme delle mani. E mi disse: Daniele, uomo dilettissimo, comprendi le parole che ti rivolgerò, e stai ritto in piedi, perché ora sono stato mandato a te. Mentre mi rivolgeva queste parole, io mi alzai tremante. E mi disse: Non temere, Daniele, perché sin dal primo giorno in cui tu hai vòlto il tuo cuore a comprendere e ad affliggerti davanti al Signore tuo Dio, le tue parole sono state ascoltate, e io so¬no venuto per le tue parole.

Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni. Ma ecco, Michele, uno dei primi principi, è venuto in mio aiuto, e l’ho lasciato là con il principe del regno di Persia, e sono venuto per farti comprendere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni: perché la visione riguarda ancora molti giorni. Mentre egli parlava con me in questo modo, io volsi la faccia a terra e fui preso da com¬punzione. Ed ecco, come qualcosa dalle sembianze di un figlio d’uomo toccò le mie labbra, ed io aprii la bocca e parlai e dissi a colui che mi stava davanti: Signore, al vederti tutto è stato sconvolto dentro di me e mi sono venute meno le forze. E come potrà il tuo servo, signore, parlare con questo mio signore? Ormai non mi resta piú forza e il respiro mi è venuto meno.

Di nuovo mi toccò, questo qualcosa dalle sembianze umane, e mi diede forza e mi disse: Non temere, uomo dilettissimo, pace a te, sii coraggioso e forte. Mentre mi parlava, ripresi forza e dissi: Parli, il mio signore, poiché mi hai dato forza. E disse: Sai perché sono venuto da te? Ora ritornerò a combattere con il principe di Persia; mentre io me ne venivo via, giungeva il principe di Grecia. Ti annuncerò dunque che cosa è ordinato nella scrittura della verità. Nessuno mi aiuta in questo, se non Michele, il vostro principe.

Allo stico, stichirá prosómia.

Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Noi abitanti del mondo, * festeggiamo al modo degli angeli * il Dio portato su trono di gloria, * cantando l’inno: * Santo tu sei, Padre celeste; * o Verbo coeterno, santo tu sei, * tu e lo Spirito santissimo˚.
Stico: Egli che fa i suoi angeli come soffio di vento, e i suoi ministri come fiamme di fuoco.
Tu che con grande franchezza * occupi il primo posto tra i celesti * e stai nella gloria davanti al tremendo trono, * testimone oculare delle realtà ineffabili, * salva, ti preghiamo, * con la tua intercessione, * o Michele condottiero supremo, * noi che siamo nella stretta * di pericoli e tentazioni.
Stico: Benedici, anima mia, il Signore: Signore Dio mio, ti sei grandemente esaltato.
Tu che veramente sei il primo degli angeli incorporei, * e ministro di quel divino splendore, * di esso testimone oculare e iniziato, * salva, o Michele, condottiero supremo, * noi che ogni anno onoriamo piamente te * e cantiamo la Triade con fede.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4. Di Giovanni monaco.
Come capo di schiere e difensore, * come principe degli angeli, * o condottiero supremo, * libera da ogni angustia e tribolazione, * malattia e gravi peccati, * coloro che sinceramente ti celebrano e ti pregano, * o glorioso, * tu che, immateriale, chiaramente contempli l’immateriale, * e rifulgi per la luce inaccessibile˚ * della gloria del Sovrano: * è lui che nel suo amore per gli uomini, * ha assunto la carne per noi dalla Vergine, * volendo salvare il genere umano.
Apolytíkion. Tono 4.
Capi supremi dei celesti eserciti, * noi indegni vi supplichiamo: * con le vostre preghiere siate per noi baluardo; * custodite al riparo delle ali * della vostra gloria immateriale * noi che ci prostriamo * e con insistenza gridiamo: * Liberateci dai pericoli, * voi che siete principi delle superne schiere.

Gloria. Ora e sempre. Theotokíon.
Il mistero nascosto dall’eternità * e ignoto agli angeli, * è stato rivelato grazie a te˚, * Madre-di-Dio, * agli abitanti della terra: * Dio incarnato, in unione senza confusione, * Dio che per noi * ha volontariamente accettato la croce˚, * e risuscitando con essa il primo uomo creato, * ha salvato dalla morte le anime nostre.

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