sabato 19 gennaio 2013

20 GENNAIO 2013 – Domenica del Pubblicano e del Fariseo,Tono I – S. Eutimio il grande
  TROPARI
Tu lìthu sfraghisthèndos ipò tòn Iudhèon ke stratiotòn filassònton tòn achrandòn su sòma, anèstis triìmeros, Sotìr, dhorùmenos to kosmo tin zoìn; dhià tùto e dhinàmis tòn uranòn evòon si, Zoodhòta: Dhòxa ti anastàsi su, Christè; dhòxa ti vasilìa su; dhòxa tì ikonomìa su, mòne filànthrope.
Sigillata la pietra dai giudei, mentre i soldati erano a guardia del tuo corpo immacolato, sei risorto il terzo giorno, o Salvatore, donando la vita al mondo. Per questo le schiere celesti gridavano a te, datore di vita: Gloria alla tua risurrezione, o Cristo, gloria al tuo regno, gloria alla tua economia, o solo amico degli uomini
Tropario S. Demetrio  



Mègan èvrato en tis kindhìnis,sé ipèrmhon i ikumèni athlofòre ta èthni tropùmenos, os un lièu kathìles tin èparsin 
en to stadhìo tharrìnas ton Nèstora, ùtos Aghie Megalomàrtis Dhimitrie, Christòn ton Theòn ikèteve,  dhorisasthe imìn to mèga èleos.



O mìtran parthenikìn aghiàsas to tòko su, ke chìras tu Simeòn evloghìsas, os èprepe, profthàsas ke nin èsosas imàs, Christè o Theòs. All’irìnevson en polèmis to polìtevma, ke kratèoson Vasilìs, us igàpisas, o mònos filànthropos.
Tu che con la tua nascita hai santificato il grembo verginale, e hai benedetto le mani di Simeone, come conveniva, ci hai prevenuti anche ora con la tua salvezza, o Cristo Dio. Da’ dunque pace alla città tra le guerre e rafforza i re che hai amato, o solo amico degli uomini.
EPISTOLA
Esultino i fedeli nella gloria, e si rallegrino dai loro giacigli.
Cantate al Signore un canto nuovo, la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Lettura dalla II Lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinti (4,6-15)
Fratelli, Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.
Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l’inno di lode alla gloria di Dio.
Beato l’uomo che teme il Signore.
Nei suoi comandamenti metterà il suo volere.
VANGELO (Lc. 18,10-14)
Disse il Signore questa parabola: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così fra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e nep­pure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

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