sabato 16 febbraio 2013


                               17 FEBBRAIO 2013 

 I Domenica di Quaresima  
dell'ORTODOSSIA   

                 
                  S. Teodoro Tirone megalomartire









PRIMA ANTIFONA





O Kìrios evasìlevsen, evprèpian enedhìsato, enedhìsato o Kìrios dhìnamin ke periezòsato.
Il Signore regna, si è rivestito di splendore, il Signore si è ammantato di fortezza e se n’è cinto.












SECONDA ANTIFONA

Exomologhisàsthosan to Kirìo ta elèi aftù, ke ta thavmàsia aftù tis iìs ton anthròpon.
Celebrino il Signore per le sue misericordie e per le sue meraviglie a favore dei figli degli uomini.

Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psallondàs si: Allilùia.
O Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, salva noi che a te cantiamo: Alliluia.

TERZA ANTIFONA

Enesàtosan aftòn i uranì ke i ghi, thàlassa ke pànda ta èrponda en aftì.
Lo lodino i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che in esso si trova.

Tin àchrandon ikòna su proskinùmen Agathè, etùmeni sinchòrisin ton ptesmàton imòn, Christè o Theòs, vulìsi gar ivdhòkisas sarkì anelthìn en to stavrò, ìna rìsi us èplasas ek tis dhulìas tu ecthrù, òthen evcharìstos voòmen si: charàs eplìrosas ta pànda, o Sotìr imòn, paraghenòmenos is to sòse ton kòsmon.
La tua immacolata icona veneriamo, o buono, chiedendo perdono per le nostre colpe, o Cristo Dio, perché volontariamente, nel tuo beneplacito, sei salito nella carne sulla croce per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che avevi plasmato. Per questo a te gridiamo grati: Hai colmato di gioia l’universo, o Salvatore nostro, quando sei venuto per salvare il mondo.

TROPARI

Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techthènda is sotirìan imon, animnìsomen pistì ke proskinìsomen; òti ivdhòkise sarkì, anelthìn en to stavrò, ke thànaton ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas, en ti endhòxo Anastàsi aftù.

Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.

 Μέγαν εύρατο εv τοίς κιvδύvοις, σέ υπέρμαχοv η οικουμένη, Αθλοφόρε τά έθνη τροπούμενον. Ως ούν Λυαίου καθείλες τήν έπαρσιν, εν τώ σταδίω θαρρύvας τόν Νέστορα, ούτως Άγιε, Μεγαλομάρτυς Δημήτριε, Χριστόν τόν Θεόν ικέτευε, δωρήσασθαι ημίν τό μέγα έλεος.
Apolytíkion del santo. Tono 3.
Il mondo ha trovato in te nei pericoli,* o vittorioso,* un grande difensore che mette in rotta le genti. * Come dun que hai abbattuto la boria di Lieo, * inco­raggiando Ne store nello stadio, * cosí, o santo Megalomartire Demetrio, * supplica Cristo * perché ci doni la grande misericordia˚.


Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria, os litrothìsa, ton dhinòn evcharistìria, anagràfo si i pòlis su, Theotòke. All’òs èchusa to kràtos aprosmàchiton, ek pandìon me kindhìnon eleftèroson, ìna kràzo si: Chère, Nimfi anìmfevte.

A te, conduttrice di schiere che mi difendi, io, la tua città, grazie a te riscattata da tremende sventure, o Madre di Dio, dedico questi canti di vittoria in rendimento di grazie. E tu che possiedi l’invincibile potenza, liberami da ogni specie di pericolo, affinché a te io acclami: Gioisci, sposa senza nozze.

EPISTOLA

Benedetto sei tu, o Signore, Dio dei Padri nostri, e lodato e glorificato è il tuo nome nei secoli.
Poiché sei giusto in tutto ciò che hai fatto; e tutte le tue opere sono vere e rette le tue vie.

Lettura dalla Lettera di S. Paolo Apostolo agli Ebrei (11,24-26.32-40)

Fratelli, per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato. Questo perché stimava l’obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto; guardava infatti alla ricompensa.
E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti, e Samuele tra quanti invocano il suo nome.

Invocavano il Signore ed egli rispondeva, parlava loro da una colonna di nubi.

VANGELO (Gv. 1,43-51)

In quel tempo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret”. Natanaèle esclamò: “Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”. Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.

MEGALINARIO

Epì si chèri, kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghèlon to sìstima ke anthròpon to ghènos, ighiasmène naè ke paràdhise loghikè, parthenikòn kàvchima, ex is Theòs esarkòthi ke pedhìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Thèos imòn. Tin gar sin mìtran thrònon epìise ke tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chèri, kecharitomèni, pàsa i ktìsis. Dhoxa si.
In te si rallegra, o piena di grazia, tutto il creato, la schiera degli angeli e la stirpe degli uomini, o tempio santificato, paradiso razionale, vanto verginale: da te è divenuto bambino il nostro Dio, che è prima dei secoli. Poiché il tuo seno egli ha fatto suo trono, e ha reso il tuo grembo più vasto dei cieli. In te si rallegra, o piena di grazia, tutto il creato: gloria a te.

MEGALINARIO DI SAN BASILIO IL GRANDE

Tòn uranonfàndora tu Christù, mìstin tu Dhèspotu tòn fostìra tòn fainòn tòn ek Kesarìas ke Kappadhòkon chòras, Vasìlion ton mègan, pàndes imnìsomen.
Onoriamo tutti il celeste rappresentante di Cristo, l’iniziato ai misteri del Signore, l’astro splendente da Cesarea e dalla regione di Cappadocia, il grande Basilio.



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