mercoledì 28 agosto 2013

29 AGOSTO 2013
Memoria della recisione del prezioso capo del santo e glorioso profeta, precursore e battista Giovanni.

GRANDE VESPRO

Tono pl. 2. Di Giovanni monaco.
Mentre si celebrava il giorno natalizio dello spietato Erode fu adempiuto quanto disposto dal giuramento fatto alla licenziosa danzatrice: infatti la testa recisa del precursore fu portata su un piatto ai commensali, come una vivanda.O detestabile simposio,pieno di sacrilegio e di sete di sangue! Ma noi, onorando degnamente il battista,come il piú grande tra i nati di donna˚, * lo proclamiamo beato.
Stesso tono.
Danzò la discepola del malvagio diavolo,e si prese la tua testa come mercede,o precursore.O simposio pieno di sangue! Se almeno non avessi giurato,iniquo Erode, figlio della menzogna!O se, pur avendo giurato,tu non avessi mantenuto il giuramento: avresti fatto meglio infatti a mentire per salvare una vita, piuttosto che, mantenendo la parola, recidere la testa del precursore. Ma noi, degnamente onorando il battista come il piú grande tra i nati di donna,lo proclamiamo beato.
Stesso tono.
Non dovevi, o Erode, punire con la morte l’accusa di adulterio per il tuo amore satanico e la tua folle passione per la donna; non dovevi lasciarti andare tanto da consegnare la preziosissima testa di costui  a una donna iniqua, per il giuramento fatto a causa di una danza.Come hai osato compiere un tale omicidio?E come non è stata fulminata la dissoluta danzatrice, mentre in mezzo al banchetto portava la testa sul vassoio? Ma noi, onorando degnamente il battistacome il piú grande tra i nati di donna, * lo proclamiamo beato.
Stesso tono.
A sua volta infuria Erodiade, a sua volta si agita.O danza ingannatrice e simposio unito all’inganno! Il battista veniva decapitato,ed Erode si turbava. Per l’intercessione del tuo precursore, o Signore,elargisci la pace alle anime nostre.
Gloria. Il primo tropario.
Ora e sempre. Theotokíon.
Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa?Chi non celebrerà il tuo parto verginale?Perché l’Unigenito Figlio che intemporalmente dal Padre è rifulso, egli stesso, ineffabilmente incarnato, è uscito da te, la pura: Dio per natura e per noi fatto uomo per natura,non diviso in dualità di persone, ma da riconoscersi in dualità di nature, senza confusione.Imploralo, augusta beatissima,perché sia fatta misericordia alle anime nostre.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Lettura della profezia di Isaia (dai capp. 40,41,45,48,54).
Cosí dice il Signore: Consolate, consolate il mio popolo, dice Dio. Sacerdoti, parlate al cuore di Gerusalemme e consolatela, perché è finita la sua umiliazione: il suo peccato infatti è stato condonato, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per i suoi peccati. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i sentieri del nostro Dio. Ogni valle sia colmata, e ogni monte e colle sia abbassato; i sentieri tortuosi diverranno diritti e quelli impervi diverranno vie piane, e ogni carne vedrà la salvezza di Dio. Sali su un monte alto, tu che porti buone novelle a Sion, alza la voce con forza, tu che porti buone notizie a Gerusalemme. Alzate la voce, non temete. Io sono il Signore Dio: io, il Dio di Israele, li esaudirò e non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi dai monti, e sorgenti in mezzo alla pianura; farò del deserto stagni, e della terra arida canali d’acqua. Si rallegri il cielo in alto, e le nubi piovano giustizia; germogli la terra e produca misericordia e insieme faccia germogliare giustizia. Annunciate un messaggio di gioia sino ai confini della terra, e parlate perché sia reso noto questo: che il Signore ha liberato il suo servo Giacobbe. E se avranno sete lungo il deserto, egli farà loro scaturire acqua dalla roccia. Rallégrati sterile che non partorisci, esplodi in acclamazioni tu che non hai avuto doglie: perché saranno piú i figli del-l’abbandonata di quelli di colei che ha marito.
Lettura della profezia di Malachia (cap. 3, passim).
Cosí dice il Signore onnipotente: Ecco io mando il mio messaggero davanti a te, che preparerà davanti a te la tua strada. E verrà nel suo tempio il Signore che voi cercate. Chi sosterrà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Perché egli entrerà come fuoco in una fornace e come la lisciva dei lavandai. Si siederà per fondere e purificare come si fa con l’argento e l’oro. Verrà a noi per giudicare e sarà pronto testimone contro i malvagi, contro le adultere, contro quanti giurano il falso nel suo nome e contro quanti non lo temono, dice il Signore onnipotente. Poiché io sono il Signore Dio vostro e non cambio, mentre voi, figli di Giacobbe, vi siete distolti dal diritto e non l’avete osservato. Ritornate dunque a me, e io ritornerò a voi, dice il Signore onnipotente. Tutte le genti vi diranno beati e saprete che io, il Signore, farò distinzione tra il giusto e l’iniquo nel giorno in cui io farò di quelli che mi amano la mia proprietà. Imparate dunque, e tenete a mente la legge di Mosè, mio servo, secondo gli statuti e i decreti che io gli ho ordinato sull’Oreb per tutto Israele. Ed ecco io vi manderò Elia il tisbita, prima che venga il giorno del Signore, grande e manifesto. Egli riporterà il cuore del padre verso il figlio e il cuore di ognuno verso il suo prossimo, affinché venendo io non colpisca la terra con lo sterminio, dice il Signore onnipotente, il Dio santo di Israele.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (cap. 4, passim e 5,1-7).
Il giusto, quand’anche giunga a morire, sarà nel riposo. Il giusto defunto condannerà gli empi viventi: vedranno infatti la fine del giusto, ma non comprenderanno ciò che è stato deciso per lui. 
Il Signore abbatterà gli empi muti, a capofitto, li scuoterà via dalle loro fondamenta, resteranno fino in fondo desolati nel dolore, e la loro memoria perirà. Saranno chiamati, pieni di paura, a render conto dei loro peccati, e le loro iniquità staranno davanti a loro per accusarli. Allora il giusto starà ritto con grande franchezza di fronte a quanti lo avevano afflitto e avevano disprezzato le sue fatiche. Vedendolo, essi saranno sconvolti da grande timore e saranno presi da stupore per la sua inattesa salvezza. Pentíti, parleranno tra sé e nell’angustia con gemiti diranno: Questi è colui che un tempo abbiamo deriso e che, da stolti, abbiamo fatto oggetto del nostro disprezzo. Abbiamo considerato follia la sua vita, e la sua morte un disonore. Come dunque è annoverato tra i figli di Dio e la sua parte è insieme ai santi? Avevamo dunque smarrito la via della verità, non ha brillato per noi la luce della giustizia, né per noi è sorto il sole. Ci siamo saziati sul sentiero dell’iniquità e della perdizione, e abbiamo camminato per vie impraticabili, senza invece conoscere la via del Signore.
Allo stico, stichirá idiómela. Tono 2.
O araldo della penitenza, * Giovanni battista, con la tua testa recisa hai santificato la terra: poiché hai reso chiara per i credenti la legge di Dio e hai ridotto a nulla l’iniquità.  Ora che stai presso il trono di Cristo, Re del cielo,supplicalo di fare misericordia alle anime nostre.
Stico: Il giusto fiorirà come palma, si moltiplicherà come cedro del Libano.
Per la legge del Signore * hai avuto recisa la testa, * o santissimo Giovanni. * Hai rimproverato un re empio e trasgressore * con irreprensibile franchezza: * per questo ti ammirano gli eserciti degli angeli, * ti glorificano i cori degli apostoli e dei martiri, * e anche noi onoriamo la tua memoria annuale, * o gloriosissimo, * dando gloria alla santa Triade che ti ha incoronato, * o beato precursore.
Stico: Gioirà il giusto nel Signore e spererà in lui.
Il profeta nato da un profeta e divenuto piú grande dei profeti santificato dal seno della madre per il servizio del Signore,ha avuto oggi la testa recisa da un re iniquo; e accusando chiaramente, prima e dopo la decapitazione,colei che aveva danzato in modo sconveniente,  ha svergognato la falange del peccato. Per questo noi gridiamo:  Giovanni battista, con la tua franchezzasupplica con fervore per le anime nostre.
Gloria. Tono pl. 4.
O precursore del Salvatore,dei re tu hai rimproverato perché non commettessero iniquità, perciò il gioco di una donna empia ha persuaso Erode a tagliarti la testa: per questo è da lodarsi il tuo nomedall’oriente del sole fino all’occidente.Nella tua franchezza,supplica dunque con fervore il Signore per la salvezza delle anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon.
Vergine senza nozze, che hai ineffabilmente concepito Dio nella carne, Madre del Dio altissimo,ricevi le invocazioni dei tuoi servi,o tutta immacolata:tu che a tutti procuri la purificazione delle colpe,implora per la salvezza di noi tutti,accettando ora le nostre suppliche.
Apolytíkion. Tono 2.
Del giusto si fa memoria tra le lodi:ma a te, o precursore, basta la testimonianza del Signore. Sí, piú venerabile dei profeti sei stato dichiarato,perché sei stato reso degno di battezzare tra i flutti colui che annunciavi.Perciò, dopo aver combattuto per la verità,con gioia hai annunciato anche nell’ade Dio manifestato nella carne,lui che toglie il peccato del mondoe a noi elargisce la grande misericordia˚.
Theotokíon.
Trascendono il pensiero tutti i tuoi misteri, tutti sono piú che gloriosi,o Madre-di-Dio;nel sigillo della purezza,custodita nella verginità,tu sei stata riconosciuta  vera Madre del Dio vero:supplicalo dunque per la salvezza delle anime nostre.
Congedo.
Cristo, vero Dio nostro, per l’intercessione della purissima Madre sua; per la potenza della croce preziosa e vivificante; per la protezione delle venerabili celesti schiere incorporee; per le preghiere del venerabile e glorioso profeta, precursore e battista Giovanni di cui oggi ricordiamo la recisione della sacra testa; dei santi e gloriosi... ecc.

domenica 25 agosto 2013


26 AGOSTO

 Memoria dei santi martiri Adriano e Natalia 

(sotto Massimiano Galerio, 286-305).
VESPRO
Al Signore, ho gridato, 6 stichi e stichirá prosómia.
Tono 4. Come generoso fra i martiri.

Vedendo la lotta nobilissima,le generose battaglie dei martiri,o 

glorioso, spontaneamente ti sei presentato allo stadio con animo 

forte, * trascurando la carne per il divino amore.Hai cosí 

portato a termine * lotte generose, umiliando la boria 

dell’avversario, * o valorosissimo Adriano.

Rinchiuso in prigione, * battuto a nerbate, * sotto il peso delle catene, o celebratissimo, * tormentato dalle sbarre * insieme a molti martiri, * con loro hai raggiunto i beni celesti, * avendo come allenatrice, * o nobilissimo Adriano, * la tua consorte Natalia, a Dio diletta.

La consorte di Adamo, * lo fece esiliare dal paradiso, * a causa del consiglio del serpente: * Natalia, invece, con tutta sapienza * ha introdotto Adriano in paradiso, * ammonendolo con sacri discorsi, * insegnandogli a sopportare le fatiche della lotta * che dovevano procurargli le celesti ricompense * e l’eterna gloria.

Gloria. Tono 1. Di Efrem Karia.

Lo zelo per un uomo pio, * spinse una donna amante di Dio * a una luminosa esortazione. * L’ottimo Adriano, infatti, * tratto dalle parole di Natalia, * ha portato a termine la corsa della lotta. * O donna cara a Dio! * Non è stata come Eva * che ha portato ad Adamo la corruzio¬ne, * essa che ha invece procurato al consorte * la vita che non ha fine. * Dandole lode insieme al marito, * gridiamo a Cristo: * Dacci aiuto, per intercessione dei tuoi santi.

Ora e sempre. Theotokíon. Esultanza delle schiere celesti.

Dalla tua santa icona, * o tutta immacolata, * vengono liberalmente elargite guarigioni di malattie * a quanti si accostano con fede. * Visita dunque anche me, * nelle mie infermità: * abbi pietà della mia anima, o buona, * e cura il mio corpo.
 
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.

Tinta la tua veste, o martire, * con la porpora del tuo sangue, * con essa regni ora insieme al tuo Sovrano, * secondo la sua promessa˚, * reso magnifico dagli splendori * e dalle divine bellezze delle lotte. * Implora Cristo di donare alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚. 

Stico: Mirabile è Dio nei suoi santi, il Dio di Israele. 

Martire Adriano, * hai lasciato la via delle passioni, * lasciandoti guidare alla corsa salvifica, * o degno di ogni lode, * e hai preso dimora nelle sedi incorruttibili * con tutti coloro che hanno ubbidito a Cristo: * insieme a loro supplica * perché siano donate alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.

Stico: Per i santi che sono nella sua terra, il Signore ha reso mirabili, in loro, tutte le sue volontà. 

O prodigio nuovo, * davvero grande e straordinario! * Come può la sapientissima Natalia * indurre il proprio consorte * a subire la spada tagliente? * Chi mai ha visto o udito una cosa simile? * Colui che era stato per la sua vita * come pupilla dell’occhio, * essa bramava consegnar-lo alla morte salvifica.

Gloria. Tono pl. 2.

O coppia immacolata ed eletta dal Signore! * O ottimi coniugi beati in Dio! * O due compagni amati e desiderati da Cristo! * Chi non stupirebbe udendo delle loro azioni * che superano le umane possibilità? * Come dunque la donna è divenuta cosí forte * contro l’aspro tiranno, * e ha rinvigorito il proprio coniuge * perché non soccombesse alle pene * ma per la fede preferisse la morte alla vita? * Oh, i discorsi della sapiente Natalia, * divinamente composti! * O divine esortazioni che avrebbero aperto i cieli * e avrebbero collocato il suo glorioso congiunto, Adriano, * presso il trono stesso del grande Re! * O santi coniugi, pregate dunque per noi * che con amore celebriamo la vostra memoria, * affinché siamo liberati dalle tentazioni * e da ogni tribolazione. 

Ora e sempre. Theotokíon.

O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite * che ha prodotto il frutto della vita˚. * Noi ti imploriamo: * intercedi, o Sovrana, * insieme con i martiri e tutti i santi, * perché sia fatta misericordia * alle anime nostre. 

Apolytíkion. Tono 3. La confessione della fede divina.

Hai considerato ricchezza inalienabile * la fede salvifica, * o tre volte beato. * Abbandonata l’empietà paterna * e seguendo le orme del Sovrano, * sei stato arricchito di carismi divini. * O glorioso Adriano, * supplica il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
Lunedì 26 Agosto 2013 


Santi Adriano e Natalia, martiri




Si fa memoria: Santi Adriano e Natalia, martiri (Fine del III secolo)

Sinassario



  I santi coniugi Adriano e Natalia subirono insieme il martirio  presso Nicomedia in Bitinia. Si dice che un Adriano fosse un ufficiale pagano alla corte imperia­le a Nicomedia. Assistette 
al maltrattamento di ventitré cristiani e di­chiarò che anch'egli era cristiano e voleva unirsi a loro. Venne impri­gionato. La sua giovane moglie, Natalia, una cristiana a cui era stato 
sposato per tredici mesi, fu informata dell'accaduto e corse alla prigio­ne, baciò le sue catene e lo curò. Egli la mandò a casa, promettendo­le di tenerla informata. Quando seppe che stava per essere ucciso, Adriano pagò il guardiano della prigione perché lo lasciasse andare a salutare la moglie, ma ella quando lo vide, pensando che avesse rinne­gato la sua fede, gli sbatté la porta in faccia. Egli le spiegò che gli altri prigionieri erano stati presi in ostaggio fino al suo ritorno, ed essi ritor­narono alla prigione insieme. Natalia bendò le ferite dei prigionieri e si prese cura di loro per una settimana. Adriano fu portato davanti al­l'imperatore ma rifiutò di sacrificare agli idoli, allora venne frustato e riportato in cella. Altre donne seguirono l'esempio di Natalia, ma l'imperatore impedì loro di entrare in prigione. Allora Natalia si tagliò i capelli, indossò abiti maschili ed entrò in prigione come al solito. I martiri furono condannati alla morte per spezzamento degli ani. Natalia chiese che il marito potesse essere ucciso per primo, così da ri­sparmiargli la vista dell'agonia degli altri. Ella gli mise le gambe e le braccia nei ceppi, e rimase inginocchiata sul posto mentre il marito veniva ucciso, riuscendo a nascondere una sua mano nei vestiti. Quan­do i corpi vennero bruciati, dovettero trattenerla per impedirle di get­tarsi nel fuoco. La pioggia spense le fiamme e i cristiani poterono con­servare delle reliquie dei martiri, che furono portate e seppellite ad Argyropolis, sul Bosforo vicino a Bisanzio.
Un ufficiale imperiale iniziò a tormentare Natalia con offerte di ma­trimonio, così ella portò la mano del marito ad Argyropolis, dove mori in pace poco dopo il suo arrivo. Ella fu considerata martire per associa­zione, perché il suo corpo fu seppellito con i resti degli altri uccisi. 

Calendariobizantino.it

martedì 13 agosto 2013

Giovanni Damasceno per la Dormizione della Madre di Dio 

Tomba e morte
non l'hanno trattenuta

di Manuel Nin
Nella tradizione bizantina la festa della Dormizione della Madre di Dio è il sigillo che chiude l'anno liturgico, così come quella della sua Natività è l'inizio. La nascita e la glorificazione della Madre di Dio sono infatti anche l'inizio e il destino di tutta la Chiesa, di cui Maria è figura (týpos). Nell'ufficiatura mattutina vi è un canone di san Giovanni Damasceno (VII-VIII secolo) dove, a partire dalle odi bibliche che sono alla base del mattutino bizantino, sono sviluppati aspetti del mistero celebrato grazie a una lettura cristologica dei testi veterotestamentari.
L'autore sottolinea come la festa diventi una liturgia: "Adorna di divina gloria, o Vergine, la tua sacra e illustre memoria ha convocato alla festa tutti i fedeli che, preceduti da Maria con danze e timpani, cantano al tuo unigenito: Si è reso grandemente glorioso". Il Damasceno collega la prima ode (Esodo, 15, 1-19) con il transito, vero esodo, di Maria in cielo: "Vergini giovinette, insieme alla profetessa Maria, cantate ora il canto dell'esodo: perché la Vergine, la sola Madre di Dio, è trasferita all'eredità celeste. Accogli da noi il canto per il tuo esodo, o madre del Dio vivente". Qui Giovanni enumera i titoli dati a Maria nella festa e nelle tradizioni cristiane: "Degnamente, come cielo vivente ti hanno accolta, o tutta pura, le divine tende celesti: e tu, nella tua radiosa bellezza, hai preso posto come sposa tutta immacolata presso colui che è re e Dio".
Il transito della Madre di Dio diventa quasi una liturgia che raduna il cielo e la terra, manifestata dall'icona della festa: "Quale sorgente viva e copiosa, o Madre di Dio, rafforza i tuoi cantori, che allestiscono per te una festa spirituale, e nel giorno della tua divina gloria di corone di gloria rendili degni. La folla dei teologi dai confini della terra, la moltitudine degli angeli dall'alto, tutti si affrettavano verso il monte Sion al cenno della divina potenza, per prestare ben doverosamente, o sovrana, il loro servizio alla tua sepoltura. Da tutte le generazioni ti diciamo beata, o Madre di Dio vergine, perché in te si è compiaciuto dimorare il Cristo Dio nostro, che nessuna dimora può ospitare. Beati siamo anche noi, che abbiamo te quale protezione: giorno e notte, infatti, tu intercedi per noi".
Giovanni presenta chiaramente il tema della morte della Madre di Dio. Il suo transito alla vita avviene, come per Cristo stesso, attraverso l'esperienza della morte: "Da te è sorta la vita, senza sciogliere i vincoli della tua verginità. Come ha dunque potuto l'immacolata dimora del tuo corpo, origine di vita, aver parte all'esperienza della morte? Tu che sei stata sacrario della vita hai raggiunto l'eterna vita: attraverso la morte, infatti, sei passata alla vita, tu che hai partorito colui che è la vita. Tomba e morte non hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione. Quale madre della vita, alla vita l'ha trasferita colui che nel suo grembo sempre vergine aveva preso dimora".
Nell'ottava ode Giovanni prende spunto dal cantico dei tre fanciulli (Daniele, 3, 57-88) e ne fa un commento cristologico e mariologico: "Il parto della Madre di Dio, allora prefigurato, ha salvato nella fornace i fanciulli intemerati; ma ora che si è attuato convoca tutta la terra che salmeggia: Celebrate, opere, il Signore, e sovresaltatelo per tutti i secoli". Quasi come il giardino della tomba vuota di Cristo, anche la tomba di Maria diventa un nuovo paradiso: "Oh, le meraviglie della sempre vergine e Madre di Dio! Ha reso paradiso la tomba che ha abitata, e noi oggi attorniandola cantiamo gioiosi". La stessa fornace di Babilonia è figura del grembo di Maria: "Il potentissimo angelo di Dio mostrò ai fanciulli come la fiamma irrorasse di rugiada i santi e bruciasse invece gli empi; e così ha reso la Madre di Dio fonte vivificante dalla quale insieme zampillano la distruzione della morte e la vita per quanti cantano: Noi redenti celebriamo l'unico creatore, e lo sovresaltiamo per tutti i secoli".


(©L'Osservatore Romano 14 agosto 2013)

14 AGOSTO 2013 

Proeórtia della Dormizione 

della 

santissima Madre-di-Dio  sempre 

Vergine Maria;  

memoria del santo profeta Michea 

(740-699a.C.)
VESPRO
Tono 4. Come generoso fra i martiri.
Facciamo risuonare i cembali,acclamiamo con inni,dando inizio alla festa del transito,e gioiosamente intoniamo i canti della sepoltura, * perché la Madre-di-Dio, l’arca tutta d’oro,si prepara ora a passare dalla terra alle regioni celesti, * andandosene al divino splendore della vita rinnovata. 
O apostoli, * si riunisca oggi meravigliosamente la vostra schiera * dai confini della terra: * perché la città vivente di colui che su tutti regna * si affretta a partire verso le regioni divine * per regnare gloriosamente col Figlio suo. * Per la sua divina sepoltura, * cantate concordi, insieme alle superne schiere, * un inno per il transito.
Sacerdoti radunati insieme, * re e capi, insieme alle schiere delle vergini, * avanzate dunque, * e tutto il popolo accorra * per elevare insieme l’inno della sepoltura: * poiché colei che su tutti regna * consegnerà domani la sua anima nelle mani del Figlio˚, * passando alla dimora eterna. 
E 3 del profeta. Stesso tono. Hai dato come segno.
Tu hai predetto che sarebbe apparso sulla cima dei monti il monte splendente e ben visibile, l’annuncio del Salvatore, o beato, e hai reso nota l’altissima scienza divina: in essa si rifugiano prontamente le genti, accorrendo con fede, apprendono la via del Signore,e sono salvate con salvezza eterna˚. 
Hai predetto che un capo, proveniente da Betlemme,sarebbe venuto a pascolare il suo popolo,o Michea, mirabile tra i profeti,dalla lingua divinamente ispirata;hai detto che le sue uscite sono dal principio,dai giorni dall’eternità. E noi, vedendo oggi la tua profezia realizzata, glorifichiamo con divino sentire * colui mediante il quale hai parlato. 
Stando accanto al trono di Dio, o venerabile profeta,ricevendo la gioia, contemplando la gloria, divinamente godendo il divino diletto,saziandoti di gioia e letizia spirituali, guarda a quanti con fede celebrano ora la tua memoria, e liberali dalle tentazioni con la tua incessante intercessione.
Gloria. Ora e sempre. Proeórtion. Tono 4.
Le folle degli angeli in cielo,e la stirpe degli uomini in terra proclamano beata la tua augustissima dormizione,santissima Vergine pura: tu sei stata Madre del Creatore di tutti, * il Cristo Dio.Non cessare, ti preghiamo,di implorarlo per noi che, dopo Dio, in te abbiamo riposto le nostre speranze,o Madre-di-Dio degna di ogni canto, * ignara di nozze.
Allo stico, stichirá prosomia della festa.
Tono 2. Casa di Efrata.
O meraviglia nuova! * O singolare portento! Come dunque la Vergine portatrice di vita ha subíto la morte ed è ora celata in una tomba?
Stico: Saranno condotte al re le vergini dietro a lei, le sue compagne saranno condotte a te. Danzi tutta la stirpe dei figli della terra, poiché ecco, la Vergine, la figlia di Adamo *se ne va al cielo.
Stico: Ha giurato il Signore la verità a Davide, e non l’annullerà: Del frutto del tuo seno porrò sul tuo trono. 
Voglio andare col pensiero * al letto della Vergine, * circondato in bell’ordine dai cori degli apostoli * che cantano l’inno funebre.
Gloria. Ora e sempre. Tono 2.
Colei che è piú alta dei cieli, piú gloriosa dei cherubini e piú venerabile di ogni creatura, colei che per la sua sovreminente purezza è divenuta ricettacolo dell’essenza eterna, consegna oggi la sua santissima anima nelle mani del Figlio:per essa tutto l’universo è colmato di gioia e a noi è data la grande misericordia˚. 
Apolytíkion proeórtion. Tono 4. Presto intervieni.
O popoli, già oggi tripudiate applaudendo con fede, riunitevi con amore e nella gioia, e radiosi acclamate tutti con allegrezza: perché la Madre-di-Dio sta per andarsene gloriosamente dalla terra alle regioni superne:lei che con inni sempre glorifichiamo * come Madre-di-Dio.

lunedì 5 agosto 2013

6 TË GUSHTIT 2013
Shperfytirimi i t’in’ Zoti Iisù Krishti
te
  MESHA
Ant. I
I mathë isht in'Zot e i lëvduashëm shumë te kjiteti i Perëndìs, te mali i shejt i'Tij.
Për parkalesitë…Levdì...nanì...
Ant. II
Themelet e' Tij te malet të shejt.
Shpëtona, o i Biri i Perëndìs, o Ti çë te mali i Thaborit  u shpërfitërove, neve çë të këndojëm Allilùia.
Levdì... nani... O i vetëmi Bir...
Ant. III
Lipisìt t'ote, o i Madh'in Zot, ka të këndonjë për gjithèmonë.
Apol. U shpërfitërove te mali, o Krisht Perendì, tue dëftuar  Dsënsëvet t’atë lëvdìn t’ënde ashtù si mëndë. Shkrepe edhè mbi ne të mëkatruamit dritën t'ënde të përjetëshme, për lutiet e Mëmës s'Perëndìs. O  Dritëdhënës, Lëvdì Tij!



Isodikon   Thavori dhe Ermoni do të gëzonen mbi embrin t'ënt...
Kont. Mbi malin u shpërfitërove, e, për sa mëndë, Dsënsitt’atë, o Krisht Perëndì, patën lëvdìn t'ënde; sa, kur të shohiën vunë n'krikjë, të ndëlgojën se pesimi jit isht i vullneshëm, e t'i ligjërojën jetesë se Ti je me të vërtetë paskjërimi i Atit.
Megalinarion
Nanì ndihen shërbise të pagjejura! Zëri i Atit me lëvdì e madhe i bën deshmì të Birit çë leu pa At nga
Virgjëresha tue thënë se Aì vet isht Perëndì edhè Njerì  per gjithëmonë.
Kjinonikon  Te drita e lëvdìs s'fakjes s'ate, o i Madh'in Zot, na do të jetsiëm për gjithëmonë. Allilùia.
Opistavon
O i Madh'in'Zot Iisu'Krisht Perëndia jinë, kjillëna tek i shejti malë të dashuris, si kjelle krietarët e Apostojvet
t'atë tek i larti malë; e sbillëna sit e mendies sa mëndë të vërrejëm të parrëfieshmen bukurì, si atire i dëftove
të shkëlkjierit e fitirës të kurmit t'ënt me një të llambarisur të jashta-zakonëshëm, tue njohur atà dritën t'ënde të perëndishme paj të kurmit t' ënt.
Kjill edhè neve tek e mira me të drejtën t'ënde e gjithëmëndëme. Ti çë Fitirën t'ënde të shejte e sbukurove mbi çëdò fialë, bëjë të ndiejëm na zotërìn t'ënde çë Moiseu si edhè Elia deshmuan; e bënna të kujtojëm kurdoherë zërin e të pa-zënit At,çë të thërriti "Bir i dashur"; sa na tue ruajtur urdhurimet t'atë të shkëlkjejëm bashkë me atà çë klenë bërë të mirë për Rregjërin t'ënde të pasosme, tue par tek Ti të pa-zërin At t' ënt, me të çilìn, je bekuar bashkë me të gjithëshejtin, i mirë e gjellëdhënës Shpirt t'ënt, nanì e për gjithëmonë e për jetë të jetëvet. Amin.



Apolisis  Ai çë ndërroi Fitirën e’Tij në lëvdi mbi malin e Thavorit përpara Dsënësëvet e Apostojvet të shejt t'Tij  Krishti, Perëndia jine,..
6 AGOSTO 2013
COMMEMORAZIONE 
DELLA
 SANTA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE E SALVATORE NOSTRO GESÚ CRISTO.


Kur u shpërfitirove,o i Madh’inë Zot, më para se t’ishe vënë ngrikjë, mali i Thaborrit i glau kjielliës, pse një mjekughë e pështroi e Ati të bëri deshmì . Pietrin me Japkun e Janin i bure të ndodheshën atjé sa , pas të parìt nanì famasmët t’ote, te hera e prodhimit, si t’ishën prapë me tij ,mos të smekseshin me pesimet t’atë, të çilët t’i përmisemi bën-na të mirë paj të madhes lipisìs s’ate .
Prima che tu salissi sulla croce,Signore,un monte ha 
raffigurato il cielo, * e una nube lo sovrastava come tenda. * Mentre tu ti trasfiguravi * e ricevevi la testimonianza del Padre, * erano con te Pietro, Giacomo e Giovanni, * perché, dovendo essere con te anche nell’ora del tradimen¬to˚, * grazie alla contemplazione delle tue meravi¬glie * non temessero di fronte ai tuoi patimen¬ti: * quei patimenti che noi ti pre¬ghiamo di poter adorare in pace, * per la tua grande misericor¬dia˚.
0 i Madh’in’Zot , më para se krikjia tue marrë dsënësit t’atë tek i larti mal, përpara atireve u shpëfitirove tue i ndritur me rrëmpat e lëvdis t’ënde . Kështu’ deshe të na dëftoje paj të dashurìs s’ate për ne e me fukjìn t’ënde të shkëlkjìerit e të Ngjallurit t’at.
Prima della tua croce, o Signore, prendendo con te i 
discepoli * su un alto monte, * davanti a loro ti sei trasfigurato, * illuminandoli con bagliori di potenza, * volendo mostrare loro, * sia per amore degli uomini * che per la tua signoria, * lo splendore della risur¬rezio¬ne: * di essa rendi anche noi degni nel¬la pace, * perché sei misericordioso e amico degli uomini.
I shpërfitiruar mbi të lartin mal, o Shpëtues , tue pasur bashkë të parët e apostojvet lambarise me lëvdì e dëftove se ata çë dallonen me të lartitë virtutë janë bër të mirë për lëvdin e hjynushme . Tue folë më Krishtin Moiseu dhe Iliu dëftuan se Ai isht i zoti i të gjallëvet e i të vdekurëvet , Perëndia çë foli pr’anë të Ligjës e të profetravet i Njëjti të çilit zëri i t’jatit bëri deshmì nga reja e ndritçme tue thënë : giegjënie, se isht Aì çë pr’anë të krikjies dçeshi Adhin e të vdekurëvet i dha gjellën e pasosme.
Trasfigurato su di un alto monte,o Salvatore, men-
tre erano con te i corifei dei discepoli, * gloriosa¬mente hai rifulso, * indicando che quanti risplendono * per l’elevatezza delle virtú, * anche della divina gloria saranno fatti degni. * E Mosè ed Elia, * intrattenendosi col Cristo, * mostra¬vano che egli è Signore * dei vivi e dei morti˚ * e il Dio che un tempo aveva parla¬to * medi¬ante la Legge e i profe¬ti; * a lui anche la voce del Padre dalla nube luminosa * rendeva testimonianza dicendo: * Ascoltatelo: * con la croce egli spoglia l’ade * e ai morti dona la vita eterna.
Mali çë më para kishë klënë i errët me kamnua sot bënet i ndershëm e i shejt se këmbët t’ote , o i Madh’inë Zot , u ngjipën mbi atë. Misteri çë moti i pështruam nanì u dëftua te shpërfitirimi jit përpara Pietrit , Japkut e Janit të çilët posa ngë mëndë të durojën rrëmpat e fakjies t’ënde e të lambarisurit e të veshurës t’ënde , ran te dheu me fakjie përmist . E si ishën marrë në shpirt , u çudhitën si pan Moiseun e Ilìn të flisiën me Tij mbi atë kishë të streksëj . E zëri nga Ati ,bëri deshmì tue thënë: Ki ë biri i jim i dashuri tek i çili u pëlkjeva : Atë gjegjëni : Ai do t’falënjë jetës
të madhen lipisì.

Un tempo coperto di caligine e di fumo è ora pre-
zio¬so e santo il monte * sul quale si sono posati i tuoi piedi, Signo¬re˚: * poiché il mistero nascosto dall’eterni¬tà˚, * lo ha negli ultimi tempi manifestato * a Pietro, Giovanni e Giacomo * la tua tremenda trasfigu¬razione: * essi, non sopportando il fulgore del tuo volto * e lo splendore delle tue vesti, * oppressi stavano curvi col volto a terra; * nella loro estasi stupivano * vedendo Mosè ed Elia * che parlavano con te di quanto ti doveva accade¬re˚. * Una voce da parte del Padre dava testimonian¬za, * dicendo: * Questi è il mio Figlio diletto, * nel quale mi sono compi¬aciuto: * ascoltate¬lo˚, * egli donerà al mondo la grande misericordia˚.
Lëvdi … nani….
0 Krisht Perëndì , kur Ti deshe të parafitiroje Ngjallien t’ënde, more tre dsënësit t’atë, Pietrin, Japkun e Janin e u ngjipe te Thaborri , e mali; kur Ti u shpërfitirove , u pështrua me dritë e
dsënësit t’atë ran te dheu me fakjie përmist, se ngë mëndë të durojën të vërrejën fakjien t’ënde të paparshme. Ëngjëjit rrodhën të të shërbejën të trëmburë; të dreruame kjielliat edhè u trëmbën e dheu u shkund si pa Zotin e lëvdìs mbi jetën. 
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2. Di Anatolio.
Prefigurando la tua risurrezione,o Cristo Dio,pren-
desti con te i tuoi tre discepoli, * Pietro, Giacomo e Giovanni * per salire sul Tabor. * E mentre tu ti tra¬sfi¬guravi, o Salvatore, * il monte Tabor si ricopriva di luce. * I tuoi discepoli, o Verbo, * si gettarono a ter¬ra, * non sopportando la vista * della forma che non è dato contemplare. * Gli angeli prestavano il loro servi¬zio * con timore e tremore; * fremettero i cieli e la terra tremò, * perché sulla terra vedevano * il Signore della gloria˚.
Profetsit
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Piesë nga libri i Të Dalurit 24,12-18
Tha in’Zot Moiseut: ngjipu tek U te mali e rri atjè e ka t’t’jap drasat guri , ligjët e urdhurimet çë U shkruanj sa t’ja ligjërosh atireve. E u ngre Moiseu me Isuin çë i vej përpara e U ngjipën mbi malin e Perëndis. E plekjëvet i tha: ju rrini këtù e të prini njera çë të priremi tek ju. Shi se Aaroni e Or janë me ju. Në ju streks gjagjë pririj nga ata. E u ngjip Moiseu te mali e mjekugha pështroi malin e lëvdia e t’in’Zoti pështroi malin për gjashtë ditë. E tek e shtatëta ditë nga mjekugha in’Zot thirri Moiseun . E lëvdia e t’in’Zoti u dëftua si ziarrë me flaka mbi majën e malit përpara bijëvet e Israelit. E hiri Moiseu në mes të mjekughës e u ngjip mbi malin e kjëndroi atjè dizétë ditë e dizetë net .
Lettura del libro dell’Esodo (24,12-18).
Disse il Signore a Mosè: Sali verso di me sul monte e stai lí: ti darò le tavole di pietra, la Legge e i comanda¬menti che ho scritto come loro legislazione. Alzatosi Mosè, insieme a Gesú che era al suo servizio, salí sul monte di Dio. Agli anziani aveva detto: State fermi qui fino al nostro ritorno. Ecco, sono con voi Aronne e Cur: se a qual¬cuno si presentasse qualche questione, ci si rivolga a loro. E Mosè salí sul monte: la nube coprí il monte, e scese la gloria di Dio sul monte Sinai, e la nube lo ricoprí per sei giorni. Il Signore chiamò Mosè il settimo giorno dal mezzo della nube. L’aspetto della gloria del Signore era come fuoco fiammeggi¬ante sulla cima della montagna, davanti ai figli di Israele. Mosè entrò nella nube e salí sul monte, e stette là sul monte quaranta giorni e quaranta notti.
piesë nga libri i Të Dalurit 33,11-32;34,48.
In’Zot flisëj Moiseut fakje me fakje si një flet me mikum e ‘tij . Pran Moiseu vej te tendët . Po shërbëtori i ‘tij , kopili , Isui i Naviut, ngë tundej nga brënda tendës. E i tha Moiseu t’in’Zoti: shi’ Ti më thua : bëj të ngjipet ki popull, po Ti ngë më ke dëftuar kë ka t’t’dërgosh me mua. Ti më the :” të njoh më para se gjithë të t’jerët e gjete hir përpara Meje”. Në andai u gjeta hir përpara Teje, dëftou mua sa të të shoh sbëluarith, se u gjeta hir përpara teja e sa të dsë se ki komb i mathë isht populli jit .
E i thot in’Zot atij: U vet ka t’të vete përpara e ka t’t’prënjë. E ai i tha t’in’Zoti: në Ti vet ngë vien me ne, mo më dërgo këndisha. E si do t’jet dsënë pë’ftet se gjeta hir përpara Teje, u e populli i jit, në Ti vet ngë vien bashkë me ne ? E u e populli jit do t’jemi Lëvduar përpara gjithë kombëvet çë janë të jeta. E i tha in’Zot Moiseut: do t’bënjë atë çë më the, se gjete hir përpara meje e të njoha më para se gjithë. E i thot Moiseu : dëftomë lëvdìn t’ënde. E in’Zot i tha : u vet do të vete përpara teje me lëvdìn t’ënde e përpara teje do t’thërres embrin t’im, Zoti, e do t’kem lipisì për kë më ka ënda e do t’i jap hirin t’im kuj më pëlkjén. E shtoi : po ti ngë mëndë t’më shohësh fakjien t’ime : kush të shohënjë fakjen t’ime, ngë mëndë të rronjë. E tha edhé in’ Zot: shi një vend ndë anëzë meje, vuru mbi atë gur. Si të shkonjë lëvdia jime u ka t’t’vë te grika e shkëmbit e ka t’t’pështronjë me dorën t’ime, njera çë u do t’kem shkuar. Pran si u të t’ndsier dorën, ti do t’më shohësh nga prapa, po fakjia jime ngë do t’ftonet. Si u ngre menatnet Moiseu, u ngjip te mali Sinà, si i kishë urdhuruar in’Zot. E u sdrip in’ Zot te mjekugha e mbeti përpara atij atjé e thirri embrin e t’in’Zoti. E shkoi in’Zot përpara e thërriti : Perëndia i Madh’in’Zot i mëshirushëm e lipisiar, i duruashëm e shum’i mirë e i vërtet! E njize Moiseu u shtu te dheu me fakjie përmist e e proskjinisi. 
Lettura del libro dell’Esodo (33,11-23 e 34,4-6..
Il Signore ha parlato a Mosè faccia a faccia, come uno 
parla con il suo amico; dopo egli ritornava nell’accampamento, ma il suo giovane inserviente, Gesú figlio di Nave, non si allontanava dalla tenda. Mosè disse al Signore: Ecco, tu mi dici: Conduci questo popolo; ma non mi hai manifestato chi manderai con me. Mi hai detto: Io ti conosco al di sopra di tutti, e tu hai trovato grazia presso di me. Se dunque ho trovato grazia presso di te, manifestami te stesso, affi¬nché io ti veda distintamente, cosí avrò trovato grazia al tuo cospetto, e affinché io sappia che è popolo tuo questa grande nazione.
E il Signore gli disse: Io stesso camminerò davanti a te e ti darò riposo. E Mosè rispose: Se non vieni tu stesso con noi, non mi far partire di qui. Come potrebbe essere veramente noto che ho trovato grazia presso di te, io e il tuo popolo, se non perché tu stesso cammini con noi? Allora io e il tuo popolo saremo glorificati al di sopra di tutte le genti che sono sulla terra. E il Signore disse a Mosè: Anche alla parola che hai detto io darò compimento, perché hai trovato grazia al mio cospetto e io ti conosco al di sopra di tutti. E Mosè gli disse: Mostrami la tua gloria. Ed egli disse: Io passerò davanti a te con la mia gloria e proclamerò il mio nome ‘Signore’ davanti a te; e farò mise¬ricordia a chi farò misericordia e avrò pietà di chi avrò pietà. E aggiunse: Non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo vedrà il mio volto e resterà in vita. E disse il Signore: Ecco un luogo presso di me; starai su questa roccia. Quando la mia gloria passerà, io ti porrò nel cavo della roccia e ti coprirò con la mia mano sinché io sia passato, poi toglierò la mano, e allora tu mi vedrai di spalle: ma il mio volto non ti sarà mostrato.
Mosè si levò presto al mattino e salí sul monte Sinai, come gli aveva ordinato il Signore. E il Signore scese nella nube e stette là presso di lui e proclamò il nome del Signo¬re. Il Signore passò davanti a lui e gridò: Signore, Dio pietoso, misericordioso, longanime, di grande misericordia e veritiero. E Mosè si affrettò a curvarsi a terra e adorò il Signore.
Piesë nga i 3ti Libër i Rrregjëravet XIX,3-9,11-13.15,16
Tek ato ditë Iliu jerdhi në Bersabé të Judhës e la atjé dialin e vate në shkretirë çë ishë largu një ditë dhrom e u uj nën njëi spartie e u kjëllua gjumi e flejti atjé përposh drurit. E shi se një njerì e ngau e i tha : Ngreu , ha e pi . E vërrejti Iliu e pa nd’anëzë t’kries s’tij një petëskaçatë e pjegurë mbi gur të ngrohtë e një kjelkjë ujë. E Iliu u ngre, hëngri , piu e pameta u kjëllua .E pameta u pruar Ëngjëlli i t’in’Zoti e e ngau e i tha: Ngreu,ha o pi , pse dhromi çë ka t’bësh isht i glat. E ai u ngre,
hëngri, piu e me fukjìn e atij gjëri jetshi dizetë ditë e dizétë natë njera te mali Horeb.
E hiri te një shpellë e i shkoi natën. E shi’ se in'Zot i foli pameta e i tha : ka të dalsh andej e ka të hipesh te mali përpara t’in’Zoti e shi’ se in’Zot ka t’shkonjë.
E shi si shkoi in’Zot : kle një erë e madhe dhe e fortë çë jos malet e drëmon gurët përpara t’in’Zoti. Po in’Zot ngë ishë te era ; pas erës dhetundie, po in’Zot ngë ishë te dhetundia e pas dhetundies ziarrë , po ngë ishë te ziarri in’Zot e pas ziarrit një zë i njëi erie a lehtë e atjé ishë in’Zot. E streksi se si Iliu gjegji, pështroi fakjien më mëntin e dolli e mbeti përpara shpellës.
E i tha in’Zot : Ets, priru te dhromi jit e ndrekju për shkretirën e Damaskut e liej Eliseun, të birin e Shfatit, profet në vend t’ënt.
Lettura del terzo libro dei Re (3[1]19,3-16).
In quei giorni, Elia giunse a Bersabea terra di Giuda e là lasciò il suo ragazzo. Quanto a lui, fece una giornata di cammino nel deserto, arrivò presso un ginepro, si sedette là sotto, poi si sdraiò e si addormentò sotto la pianta. Ma ecco, qual¬cuno lo toccò e gli disse: Àlzati, mangia e bevi, perché hai ancora molta strada da fare. Elia guardò ed ecco vicino al suo capo delle focacce di spelta e una brocca d’acqua. Si alzò, mangiò e bevve e tornò a sdraiarsi. Ma l’angelo del Signore venne una seconda volta, lo toccò e gli disse: Àlzati, mangia e bevi, perché hai ancora molta strada da fare. Egli si alzò, mangiò e bevve e, per la forza di quel cibo, cammi¬nò quaran¬ta giorni e quaranta notti, fino al monte Oreb: là entrò in una grotta dove si fermò.
Ed ecco, gli fu rivolta la parola del Signore: Che fai qui? Ed Elia rispose: Sono pieno di zelo per il Signore onnipotente, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno abbattuto i tuoi altari e hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto io solo, e cercano di togliermi la vita. Il Signore gli disse: Va’, ritorna sui tuoi passi, prendi la strada del deserto di Damasco e ungi Eliseo figlio di Safat come profeta, al posto tuo.
Apostiha

Ai çë ahierna foli Moiseut mbi Malin Sinai me shengje tue thënës:U jam të Klënit , sot dëftonet mbi malin o Taborrit dsënësëvet o ‘tij tue sbëluar se tek ai natura njerëzore çë ai mori ka pameta bukurìn e parë o fitirës së hjynushme. E si deshmëtarë të kësaj dhuratie e piestarë të këtij gëzimi deshi përpara Moiseun e Iliun çë profetizuan vdekjien ngrikjë e shpëtonjësen Ngjallie.
Ms, 88, T’atë janë kjielliat e jiti ë dheu ; giithësìn e stise Ti e plotësìn e ‘ saj ;Ti bëre veriun e dejtin . Colui che un tempo, mediante simboli, aveva parla-
to con Mosè sul monte Sinai, * dicendo: * Io sono ‘Colui che E’,trasfiguratosi oggi sul monte Tabor * alla presenza dei discepoli, * ha mostrato come in lui la natura umana * riacquistasse la bellezza archeti¬pa del¬l’im¬magine. * Prendendo a testimoni di una tale grazia * Mosè ed Elia, * li rendeva partecipi della sua gioia, * mentre essi prean¬nuncia¬vano il suo esodo tramite la croce˚, * e la salvifi¬ca risurrezione. 
Stico: Tuoi sono i cieli e tua è la terra, il mondo e ciò che lo riempie tu hai fondato.
Kur Davidhi , stërgjisi i t’inë’Zoti pa në shpirt të jardhurit t’atë në mishë, ai ghrisi gjithë kriesën të gëzonej tue thërritur në profetsi : “ Taborri dhe Ermoni do t’bëjën haré mbi embrin t’ënt”, pse vërteta Ti u ngjipe mbë këtë mal me dsënësit t’atë. Pr’anë të shpërfitirimit t’ënt Ti bëre të shkëlkjèj pameta natura e errurë në Adham tue e ndërruar në lëvdi e në të shkëlkjìerit e Hjynìs t’ënde. Andai na thërresiëm: o Krionjësi i gjithësis , paçë lëvdì !
Thavori dhe Ermoni do t’bëjën harè embrit t’ënt.
Prevedendo in Spirito * la tua venuta tra gli uomini, nel¬-
la carne, * o Figlio Unigenito, * già da lungi Davi¬de, padre di Dio, * convocava la creazione alla festa, * esclamando profe¬ticamente: * Il Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno˚. * Salito infatti su questo monte, * o Salvatore, * insieme ai tuoi discepoli, * trasfiguran¬doti hai reso di nuovo radiosa * la natura un tempo oscu¬ratasi in Adamo, * facendola passare alla gloria e allo splendore * della tua divinità. * Noi dunque a te accla¬miamo: * Arte¬fice del’u¬niverso, * Signore, * gloria a te.
Stico: Il Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno.
0 i pazënë Krisht, kur të Parët Apostojvet shikojën të padukëshmen Dritëa t’ënde e të pakjasurshmen Hjyni mbi malin e shpërfitirimit, ata klenë marrë në shpirt e të rrethuarë nga një mjekughë e ndritshme,gjegjën zërin e Atit çë vërtetoj misterin e të mishëruarit t’atë , pse pas çë more mishë kjëndrove i Biri i Vetmilér e Shpëtonjësi i jetës .
Contemplando l’insostenibile effusione della tua luce 
e la tua divinità inaccessibi¬le, * i prescelti tra gli apostoli, * sul monte della trasfigurazione, o Cristo senza principio, * trasmutarono per l’estasi divina; * e avvolti dal chiarore della nube luminosa, * udivano la voce del Padre * che confermava il mistero della tua incar¬nazio¬ne, * perché anche dopo aver assunto la carne * tu sei un solo Unigenito Figlio e Salvatore del mon¬do˚.
Lëvdì ... nani …

Pietrit, Janit e Japkut , të Parëvet e Apostojvet so i ‘ftove ,o i Madh’in’Zot, lëvdìn e fitirës s’hjynushme te mali i Thaborrit. Pan ata të veshurën t’ënde të shkëlkjieme si drita e fakjia jote më se dielli e posa ngë mëndë të durojën të vërrejën të papështruamit të lambarisut t’atë , ran përmist te dheu se ngë mëndë t’t’vërrejën fare. Se gjegjën një zë çë deshmoi së larti : Ki ë Biri i jim i dashur çë jerdhi te jeta sa t’shpëtoj njerëzin .
A Pietro, Giovanni e Giacomo,i prescelti tra i tuoi di-
scepoli, Signore, * hai mostrato oggi sul monte Tabor * la gloria della tua forma divina: * essi vedevano infatti le tue vesti * risplendenti come la luce, * e il tuo vol¬to piú luminoso del sole˚; * non riuscendo a guardare il tuo insostenibile splendore, * caddero a terra˚, * del tutto incapaci di fissarlo. * Udivano infatti una voce * che dall’alto attestava: * Questi è il mio Figlio diletto, * venuto nel mondo per salvare l’uomo.

Apolitikjii

Metemorofthis en to òri, Hristé o Theòs, dhìksas tis mathités su tin dhòksan su , kathòs idhìnando. Làmpson kje imìn tis amartolìs to fos su to aidhion presvìes tis Theotòku, fotodhòta, dhòksasi.

U shpërfitirove te mali , o Krisht Perëndì, tue dëftuar dsënësëvet t’atë lëvdìn t’ënde , ashtù si mëndë. Shkrepe edhé mbi ne të mëkatruamë, dritën t’ënde të përjétshme për lutiet e Mëmës s’Perëndis . 0 Dritëdhënës lëvdì Tij .

Ti sei trasfigurato sul monte, * o Cristo Dio, * facendo 
vedere ai tuoi discepoli la tua gloria, * per quanto lo potevano. * Fa’ risplendere anche su noi pecca-tori * la tua eterna luce, * per l’intercessione della Madre-di-Dio, * o datore di luce: * gloria a te. 3 volte.