martedì 25 marzo 2014



26 MARZO
    Sinassi dell’arcangelo Gabriele.
                                                                                     VESPRO

Al Signore, ho gridato, 3 stichirá prosómia della festa. Per rivelarti l’eterno consiglio 
Quindi stichirá prosómia dell’arcangelo.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
Il sommo Gabriele, * l’intelletto pienamente deiforme, * risplendente e celeste, * che vede e contempla la Luce trisolare insieme alle superne schiere, * giungendo dalla Vergine le ha dato il buon annuncio * del divino e tremendo mistero: * egli intercede per le anime nostre.
Il grande mistero, * un tempo ignoto agli angeli˚, * e custodito dall’eterni­tà, * a te solo, Gabriele, è stato affidato, * e tu, giunto a Nazaret, * lo hai fidu­ciosa­mente rimesso alla sola pura: * insieme a lei prega * perché siano donate alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
Tu che sei sempre ricolmo di luce, * che fai la volon­tà dell’on­nipotente * e ne esegui gli ordini˚, * o Gabriele, ottimo princi­pe degli angeli, * salva quanti con amore ti onorano, * chiedendo sempre che siano donate alle anime nostre * la pace e la grande misericor­dia˚.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 2. Di Giovanni monaco.
Fu mandato dal cielo l’arcangelo Gabriele * ad annun­ciare alla Vergine il concepimento. * Giunto a Nazaret, * rifletteva in se stesso sul prodigio * e ne era sbigottito: * Dunque l’inafferrabile * che è nel piú alto dei cieli * nasce da una vergine! * Colui che ha il cielo per trono * e la terra come sgabello˚ * si rinchiude nel grembo di una donna! * Colui che i serafini dalle sei ali˚ * e i cherubini dai molti occhi˚ * non possono fissare, * si compiace di incarnarsi da lei * in virtú della sola paro­la. * Colui che qui è presente * è il Verbo di Dio. * Che attendo dunque, * perché non parlo alla fanciulla? * Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te˚; * gioisci, Vergine pura; * gioisci sposa senza nozze; * gioisci, Madre della vita. * Benedetto il frutto del tuo seno˚. 
Ingresso. Luce gioiosa, e le letture.
Lettura del libro dell’Esodo (3,1-8).
Mosè salí al monte di Dio, all’Oreb. Gli apparve l’an-
              gelo del Signore nella fiamma del fuoco da un roveto. Ed egli osservò che il roveto ardeva ma non si consumava. E Mosè disse: Voglio accostarmi per vedere questa grande visione, perché il roveto non brucia. Ma come il Signore vide che si accostava per vedere, il Signore lo chiamò dal roveto, dicendo: Mosè, Mosè! Ed egli disse: Che c’è, Signore? Ed egli: Non ti avvicinare; sciogli i calzari dai tuoi piedi, perché il luogo su cui stai è terra santa. Poi gli disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mosè allora distolse il volto perché non osava guardare in faccia a Dio. E il Signore disse a Mosè: Ho ben visto l’afflizione del mio popolo da parte dell’Egitto, e ho udito il loro grido a causa dei soprintendenti ai lavori. Conosco la loro sofferenza e sono sceso per liberarli dalla mano degli egiziani, condurli fuori da quella terra e introdurli in una terra buona e vasta, una terra da cui scorre latte e miele.
Lettura del libro dei Proverbi (8,22-30).
Il Signore mi ha creata quale principio delle sue vie, in
        vista delle sue opere. Prima dei secoli mi ha fondata, in pincipio, prima di fare la terra, prima di fare gli abissi, prima che scaturissero le sorgenti delle acque. Prima che fossero fissati i monti, prima di tutti i colli mi ha gene­rata. Il Signore ha fatto le regioni abitate e quelle deser­te, e le piú alte zone abitate della terra. Quando predi­sponeva il cielo, io ero con lui, e quando separava il suo trono sopra i venti. Quando rendeva potenti le nubi dei cieli, e quando assicurava le sorgenti della terra. Quando poneva un limite al mare - e le sue acque non lo oltrepas­se­ranno - e faceva robuste le fondamenta della terra, io ero presso di lui come ordinatrice. È in me che egli si rallegrava; e io ogni giorno gioivo al suo cospetto in ogni tempo.
Allo stico, stichirá prosómia.
Tono pl. 4. O straordinario prodigio!
Gabriele, principe delle superne schiere, * discende
             per salutare la Vergine, dicendo: * Gioisci, puro cocchio della Divinità! * Dall’eternità Dio ti ha amata, * e ti ha scelta come sua dimora˚. * Io, un servo, sono qui * per cantare l’avvento del tuo Sovrano: * Partorirai il Signore, restando incorrotta.          
Stico: Date di giorno in giorno il buon annuncio della sua sal­vezza.         
Che è mai questo tuo volto di fuoco? * chiese stupita la venerabile a Gabriele; * Che dignità è la tua, * e che senso hanno le tue parole? * Tu mi preannunci la nascita di un bambino, * ma io non ho esperienza di uomo. * Non cercare di ingannarmi con parole menzognere, o uomo, * come fece un tempo il serpente seduttore * con la progenitrice Eva.
Stico: Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Lo Spirito santissimo di Dio verrà su di te, * o pura Sovrana che accogli Dio: * ti adombrerà la potenza dell’Altissimo˚ * e partorirai un Figlio, * custodendo inalterata la tua verginità. * Costui è un Figlio senza genealogia˚, * e viene per salvare il suo popolo˚, * conforme al suo beneplacito.       
Gloria. Ora e sempre. Tono 4.
Il sesto mese * fu inviato l’arcangelo a una vergine pura; * ed egli rivolgendo­le il saluto ‘Gioisci’, * le annunciò che da lei * sarebbe venuto il Redentore. * Accolto dunque con fede il saluto, * essa concepí te, Dio che sei dall’eternità, * e che ineffabilmente ti sei compiaciuto di farti uomo * per la salvezza delle anime nostre.
Apolytíkion. Tono 4. Tu che volontariamente.
Capo supremo dei celesti eserciti, * noi indegni ti sup­plichia­mo: * con le tue preghiere sii per noi balu­ar­do; * custodisci al riparo delle ali * della tua gloria immate­riale * noi che ci prostriamo * e con insisten­za gridia­mo: * Liberaci dai pericoli, * tu che sei principe delle superne schiere.

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